유다를 어깨에 지신 예수님

프란치스코 교황은 2016년 6월 로마 교구의 사제들이 모이는 사목 총회의 개막 연설에서 그곳에 모인 사제들에게 흥미로운 내용을 전한다. 그 내용은 로마네스크 양식을 띤 아름다운 한 성당에서 특별히 유다와 예수님을 조각한 부분에 관한 것이었다.

교황님께서 언급하신 조각은 성당의 오른쪽 입구 기둥 위쪽에 지상으로부터 20m 높이에 있으므로 많은 사람이 지나치면서도 그러한 조각이 있는지 의식하지도 못하는 부분이기도 하다. 한쪽에는 악마에게 둘러싸여 혀를 내민 채 목이 매달린 유다의 모습이 있다. 사실 이 형상은 그리 새롭거나 놀랍지 않다. 스승을 배반하고 목매달아 자살한 끔찍한 유다를 묘사한 회화나 조각은 많다. 정작 놀라운 부분은 그 옆에 누군가를 어깨에 메고 있는 남성, 곧 예수님의 모습이다. 자세히 보면 예수님의 표정에서 입이 일그러져 있다. 입의 절반은 뭔가를 말하고 싶어 하고 다른 절반은 미소를 짓고 있다. 잃어버린 양을 찾을 때까지 뒤쫓아 가서 마침내 그 양을 찾아 어깨에 메고 기뻐하며 집으로 돌아가는 착한 목자(참조. 루카 15,3-7)의 모습을 조각한 작가는 잃어버린 유다라는 양마저도 구원하시어 어깨에 메신 착한 목자의 모습을 이렇게 조각해내고 싶어 했다.(*이미지 출처-위/Dun Giljan’s Blog, 아래/Christoph Wrembek, S.J., Hope for Judas, New City Press, 2021, 15쪽)

교황님께서는 “바리사이는 꼿꼿이 서서 혼잣말로 이렇게 기도하였다. ‘오, 하느님! 제가 다른 사람들, 강도짓을 하는 자나 불의를 저지르는 자나 간음을 하는 자와 같지 않고 저 세리와도 같지 않으니, 하느님께 감사드립니다.’”(루카 18,11)라는 성경 구절을 해설하면서, 소위 ‘다른 사람들’을 배척하는 교회를 지양해야 한다고 역설하시고, 교회가 이런 사람하고는 상종하지 말아야 하고 저런 사람하고만 어울려야 한다는 식의 사목 기준을 설정하는 것은 사목에 도움이 되지 않는다는 사실을 강조하기 위해서 이 조각을 언급한다.

『…저는 여러분이 산티아고로 가는 성지 순례길이 시작하는 프랑스 남부의 베즐리Vézelay에 있는 중세 시대의 성녀 마리아 막달레나 대성당the Basilica of St Mary Magdalene에 있는 한 조각상에 대해서 알았으면 좋겠습니다.

한쪽에는 목이 매달려서 혀가 쑥 빠져나온 유다가 있고, 다른 한편에는 당신 어깨에 유다를 메고 가시는 착한 목자이신 예수님이 조각되어 있습니다. 성경에서 유다는 참으로 신비입니다. 그렇지만 이를 조각했던 중세 시대의 조각가들은 이 조각으로 유다의 신비에 관한 교리를 알려 주고자 했습니다. (내 생각에) 그 조각가들은 유다의 신비를 이해했습니다. 그리고 프리모 마쫄라리라는 신부님이 언젠가 성 목요일에 이에 관해 정말 아름다운 말씀을 해 주셨습니다. 마쫄라리 신부님은 여기 로마 교구 신부님은 아니지만 다른 곳에 계시는 이탈리아 신부님으로서 제가 보기에 유다에 관한 복음의 복잡한 내용을 정말 잘 이해하고 계셨습니다. 자살한 유다를 어깨에 메신 예수님은 사실 손에 때를 묻혀 손을 더럽힌 것입니다. 가장 더러운 것을 (몸소 당신 손으로) 잡으신 것이니까요. 그런 의미에서 예수님께서는 ‘깨끗하신’ 분이 아니었습니다. 사람들에게로 가셨고, 그 사람들 사이에서 그 사람들의 있는 모습 그대로를 붙들어주셨습니다. 그 사람들이 마땅히 그러해야 할 이상적인 모습이 아닌 그대로의 모습으로 그들을 붙드(시느라 예수님은 손이 더러워진 분이)셨습니다.…(교황 프란치스코, 로마 교구 사목 총회 개막 연설, 2016년 6월 16일)』

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참고로, 교황님께서 언급하신 프리모 마쫄라리 신부님(Fr. Primo Mazzolari, 1890~1959년)의 성 목요일 강론 일부를 소개한다. 마쫄라리 신부님은 제2차 바티칸 공의회의 선두 주자 격인 분으로서 1958년 성 목요일에 ‘나의 형제 유다(Mio Fratello Giuda)’라는 제목으로 이 강론을 하였다.

『가엾은 유다, 저는 그의 영혼에 어떤 일이 닥쳤는지 알지 못합니다. 유다는 주님의 수난에서 가장 신비스러운 모습 중 하나입니다. 그에 관하여 제가 감히 어떤 설명을 하고자 하는 것은 아닙니다. 제가 이 강론을 통해 여러분에게 말씀드리고 싶은 것은 우리의 가엾은 ‘형제’ 유다에게도 다소 자비를 가져주시라는 것입니다. 여러분이 유다와 친척이고 그와 형제간이라는 사실에 관해서 부끄러워할 필요는 없습니다. 저는 개인적으로 그렇지 않습니다. 저 역시 유다처럼 주님을 얼마나 자주 배반하였는지 알고 있기 때문입니다. 아마 여러분도 그러시리라고 봅니다. 제가 앞서 유다를 ‘형제’라고 불렀는데, 이는 주님의 언어를 사용한 것입니다. 유다가 겟세마니 동산에서 주님께 입을 맞추면서 주님의 입맞춤을 받았을 때, 예수님께서는 “친구야, 네가 하러 온 일을 하여라.”(마태 26,50) 하시면서 우리가 결코 잊을 수 없는 그 말씀으로 응답하셨습니다.

“친구”라는 말은 한없이 부드러운 주님의 사랑을 표현하는 말로서 이것이 제가 유다를 ‘형제’라고 부른 이유입니다. “나는 너희를 더 이상 종이라고 부르지 않는다.…나는 너희를 친구라고 불렀다.”(요한 15,15)라고 주님께서 다락방에서 말씀하심으로써 사도들은 주님의 친구들이 되었습니다. 사도들이 착한지 나쁜지, 관대한지 아닌지, 성실한지 아니한지는 문제가 아니었습니다. 그들은 여전히 예수님의 형제요 ‘친구’였습니다. 우리는 그리스도의 우정을 배반할 수 없습니다. 그리스도는 우리를 절대 배반하지 않으십니다. 심지어 우리가 자격이 없을지라도, 우리가 그분께 등을 돌릴지라도, 우리가 그분을 거부할지라도, 그분의 눈과 마음 안에서 우리는 언제나 주님의 친구들입니다. 그런 의미로 유다가 주님께 배반의 입맞춤을 할 때도 유다는 여전히 주님의 친구였습니다.

… (배신한 사도 유다를 회상한 후 이어진 마쫄라리 신부의 결론 부분) 이렇게 따뜻하고 사랑스러운 밤, 우리가 모여 유다에 관해 고통스러운 생각들을 나누고, 그 유다 역시 우리의 형제요 나의 형제이며 그를 사랑한다고 말한다고 해서 저를 너무 나무라지는 마십시오. 저는 이 밤에 유다 형제를 단죄하지 않고 판단하지 않으면서 그를 위해서도 기도합니다. 오히려 저는 저 자신을 단죄하고 판단해야만 합니다. 유다의 불쌍한 마음에도 하느님의 자비, 사랑의 포옹, 배반을 당하는 입맞춤의 현장에서마저 “친구”라고 하시는 그분의 자비, 그분의 입맞춤이 가 닿지 않을 것이라고는 생각하지 못하겠습니다. 죽음의 마지막 순간에 유다는 “친구”라고 하시는 주님의 그 말씀과 주님의 입맞춤을 기억하면서 주님께서 여전히 자기를 사랑하고 저 너머 세상에서 다른 이들과 함께 자기를 받아주신다고 알았을지도 모릅니다. 어쩌면 유다는 예수님 곁의 두 강도를 따라 주님 품에 안긴 최초의 사도일 것입니다. 어떤 이들에게는 유다의 행실이 수치요 불명예이지만, 저에게는 말할 수 없는 주님 자비의 위대함입니다.

이제 미사를 계속하기 전에 주님께서 최후의 만찬에서 보여주신 동작, 우리 가운데에서 주님의 사도들을 대신하는 우리 자녀들의 발을 씻겨주시고 그 죄 없는 발에 입을 맞추어주시는 주님의 동작을 되풀이하고자 합니다. 잠시, 제가 제 안에 지닌 유다, 아마도 여러분들도 여러분 안에 지니고 있을 그 유다에 관해 묵상하도록 허락해 주십시오. 고통 중에 계신 예수님, 우리를 있는 그대로 받아주시는 예수님께서 부활의 은총으로 저를 “친구”로 불러 주시기를 간청합니다.』(*아래는 마쫄라리 신부님의 이탈리아어 강론 전문全文이다)

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Mio Fratello Giuda

Primo Mazzolari 신부(1890~1959년)

 

 

(Don Primo Mazzolari, Giovedì Santo, 1958년)

Miei cari fratelli, è proprio una scena d’agonia e di cenacolo. Fuori c’è tanto buio e piove. Nella nostra Chiesa, che è diventata il Cenacolo, non piove, non c’è buio, ma c’è una solitudine di cuori di cui forse il Signore porta il peso. C’è un nome, che torna tanto nella preghiera della Messa che sto celebrando in commemorazione del Cenacolo del Signore, un no- me che fa’ spavento, il nome di Giuda, il Traditore.

Un gruppo di vostri bambini rappresenta gli Apostoli; sono dodici. Quelli sono tutti innocenti, tutti buoni, non hanno ancora imparato a tradire e Dio voglia che non soltanto loro, ma che tutti i nostri figlioli non imparino a tradire il Signore. Chi tradisce il Signore, tradisce la propria anima, tradisce i fratelli, la propria coscienza, il proprio dovere e diventa un infelice.

lo mi dimentico per un momento del Signore o me- glio il Signore è presente nel riflesso del dolore di questo tradimento, che deve aver dato al cuore del Signore una sofferenza sconfinata.

Povero Giuda. Che cosa gli sia passato nell’anima io non lo so. E’ uno dei personaggi più misteriosi che noi troviamo nella Passione del Signore. Non cer- cherò neanche di spiegarvelo, mi accontento di domandarvi un po’ di pietà per il nostro povero fratello Giuda. Non vergognatevi di assumere questa fratel- lanza. Io non me ne vergogno, perché so quante volte ho tradito il Signore; e credo che nessuno di voi debba vergognarsi di lui. E chiamandolo fratello, noi siamo nel linguaggio del Signore. Quando ha ricevu- to il bacio del tradimento, nel Getsemani, il Signore gli ha risposto con quelle parole che non dobbiamo dimenticare: ‘Amico, con un bacio tradisci il Figlio dell’uomo!’

Amico! Questa parola che vi dice l’infinita tenerezza della carità del Signore, vi fa’ anche capire perché io l’ho chiamato in questo momento fratello. Aveva det- to nel Cenacolo non vi chiamerò servi ma amici. Gli Apostoli son diventati gli amici del Signore: buoni o no, generosi o no, fedeli o no, rimangono sempre gli amici. Noi possiamo tradire l’amicizia del Cristo, Cri- sto non tradisce mai noi, i suoi amici; anche quando non lo meritiamo, anche quando ci rivoltiamo contro di Lui, anche quando lo neghiamo, davanti ai suoi occhi e al suo cuore, noi siamo sempre gli amici del Signore. Giuda è un amico del Signore anche nel momento in cui, baciandolo, consumava il tradimen- to del Maestro.

Vi ho domandato: come mai un apostolo del Signore è finito come traditore? Conoscete voi, o miei cari fratelli, il mistero del male? Sapete dirmi come noi siamo diventati cattivi? Ricordatevi che nessuno di noi in un certo momento non ha scoperto dentro di sé il male. L’abbiamo visto crescere il male, non sap- piamo neanche perché ci siamo abbandonati al male, perché siamo diventati dei bestemmiatori, dei ne- gatori. Non sappiamo neanche perché abbiamo vol- tato le spalle a Cristo e alla Chiesa. Ad un certo mo- mento ecco, è venuto fuori il male, di dove è venuto fuori? Chi ce l’ha insegnato? Chi ci ha corrotto? Chi ci ha tolto l’innocenza? Chi ci ha tolto la fede? Chi ci ha tolto la capacità di credere nel bene, di amare il bene, di accettare il dovere, di affrontare la vita come una missione. Vedete, Giuda, fratello nostro! Fratello in questa comune miseria e in questa sorpresa!

Qualcheduno però, deve avere aiutato Giuda a di- ventare il Traditore. C’è una parola nel Vangelo, che non spiega il mistero del male di Giuda, ma che ce lo mette davanti in un modo impressionante: ‘Satana lo ha occupato’. Ha preso possesso di lui, qualcheduno deve avervelo introdotto. Quanta gente ha il mestiere di Satana: distruggere l’opera di Dio, desolare le co- scienze, spargere il dubbio, insinuare l’incredulità, to- gliere la fiducia in Dio, cancellare il Dio dai cuori di tante creature. Questa è l’opera del male, è l’opera di Satana. Ha agito in Giuda e può agire anche den- tro di noi se non stiamo attenti. Per questo il Signore aveva detto ai suoi Apostoli là nell’ orto degli ulivi, quando se li era chiamati vicini: ‘State svegli e prega- te per non entrare in tentazione’.

E la tentazione è incominciata col denaro. Le mani che contano il denaro. Che cosa mi date? Che io ve lo metto nelle mani? E gli contarono trenta denari. Ma glieli hanno contati dopo che il Cristo era già sta- to arrestato e portato davanti al tribunale. Vedete il baratto! L’amico, il maestro, colui che l’aveva scelto, che ne aveva fatto un Apostolo, colui che ci ha fatto un figliolo di Dio; che ci ha dato la dignità, la libertà, la grandezza dei figli di Dio. Ecco! Baratto! Trenta denari! Il piccolo guadagno. Vale poco una coscien- za, o miei cari fratelli, trenta denari. E qualche volta anche ci vendiamo per meno di trenta denari. Ecco i nostri guadagni, per cui voi sentite catalogare Giuda come un pessimo affarista.

C’è qualcheduno che crede di aver fatto un affare vendendo Cristo, rinnegando Cristo, mettendosi dal- la parte dei nemici. Crede di aver guadagnato il po- sto, un po’ di lavoro, una certa stima, una certa con- siderazione, tra certi amici i quali godono di poter portare via il meglio che c’è nell’anima e nella co- scienza di qualche loro compagno. Ecco vedete il guadagno? Trenta denari! Che cosa diventano questi trenta denari?

Ad un certo momento voi vedete un uomo, Giuda, siamo nella giornata di domani, quando il Cristo sta per essere condannato a morte. Forse Lui non aveva immaginato che il suo tradimento arrivasse tanto lon- tano. Quando ha sentito il crucifigge, quando l’ha vi- sto percosso a morte nell’atrio di Pilato, il traditore trova un gesto, un grande gesto. Va’ dov’erano anco- ra radunati i capi del popolo, quelli che l’avevano comperato, quella da cui si era lasciato comperare. Ha in mano la borsa, prende i trenta denari, glieli butta, prendete, è il prezzo del sangue del Giusto. U- na rivelazione di fede, aveva misurato la gravità del suo misfatto. Non contavano più questi denari. Ave- va fatto tanti calcoli, su questi denari. Il denaro. Trenta denari. Che cosa importa della coscienza, che co- sa importa essere cristiani? Che cosa ci importa di Dio? Dio non lo si vede, Dio non ci da’ da mangiare, Dio non ci fa’ divertire, Dio non da’ la ragione della nostra vita. I trenta denari. E non abbiamo la forza di tenerli nelle mani. E se ne vanno. Perché dove la co- scienza non è tranquilla anche il denaro diventa un tormento.

C’è un gesto, un gesto che denota una grandezza umana. Glieli butta là. Credete voi che quella gente capisca qualche cosa? Li raccoglie e dice: ‘Poiché hanno del sangue, li mettiamo in disparte. Compere- remo un po’ di terra e ne faremo un cimitero per i fo- restieri che muoiono durante la Pasqua e le altre fe- ste grandi del nostro popolo’.

Così la scena si cambia, domani sera qui, quando si scoprirà la croce, voi vedrete che ci sono due patibo- li, c’è la croce di cristo; c’è un albero, dove il traditore si è impiccato. Povero Giuda. Povero fratello nostro. Il più grande dei peccati, non è quello di vendere il Cristo; è quello di disperare. Anche Pietro aveva ne- gato il Maestro; e poi lo ha guardato e si è messo a piangere e il Signore lo ha ricollocato al suo posto: il suo vicario. Tutti gli Apostoli hanno abbandonato il Signore e son tornati, e il Cristo ha perdonato loro e li ha ripresi con la stessa fiducia. Credete voi che non ci sarebbe stato posto anche per Giuda se aves- se voluto, se si fosse portato ai piedi del calvario, se lo avesse guardato almeno a un angolo o a una svol- ta della strada della Via Crucis: la salvezza sarebbe arrivata anche per lui.

Povero Giuda. Una croce e un albero di un impicca- to. Dei chiodi e una corda. Provate a confrontare queste due fini. Voi mi direte: ‘Muore l’uno e muore l’altro. Io però vorrei domandarvi qual è la morte che voi eleggete, sulla croce come il Cristo, nella speran- za del Cristo, o impiccati, disperati, senza niente davanti.

Perdonatemi se questa sera che avrebbe dovuto es- sere di intimità, io vi ho portato delle considerazioni così dolorose, ma io voglio bene anche a Giuda, è mio fratello Giuda. Pregherò per lui anche questa se- ra, perché io non giudico, io non condanno; dovrei giudicare me, dovrei condannare me. Io non posso non pensare che anche per Giuda la misericordia di Dio, questo abbraccio di carità, quella parola amico, che gli ha detto il Signore mentre lui lo baciava per tradirlo, io non posso pensare che questa parola non abbia fatto strada nel suo povero cuore. E forse l’ultimo momento, ricordando quella parola e l’accet- tazione del bacio, anche Giuda avrà sentito che il Si- gnore gli voleva ancora bene e lo riceveva tra i suoi di là. Forse il primo apostolo che è entrato insieme ai due ladroni. Un corteo che certamente pare che non faccia onore al figliolo di Dio, come qualcheduno lo concepisce, ma che è una grandezza della sua misericordia.

E adesso, che prima di riprendere la Messa, ripeterò il gesto di Cristo nell’ ultima cena, lavando i nostri bambini che rappresentano gli Apostoli del Signore in mezzo a noi, baciando quei piedini innocenti, la- sciate che io pensi per un momento al Giuda che ho dentro di me, al Giuda che forse anche voi avete dentro. E lasciate che io domandi a Gesù, a Gesù che è in agonia, a Gesù che ci accetta come siamo, lasciate che io gli domandi, come grazia pasquale, di chiamarmi amico.

La Pasqua è questa parola detta ad un povero Giu- da come me, detta a dei poveri Giuda come voi. Questa è la gioia: che Cristo ci ama, che Cristo ci perdona, che Cristo non vuole che noi ci disperiamo. Anche quando noi ci rivolteremo tutti i momenti con- tro di Lui, anche quando lo bestemmieremo, anche quando rifiuteremo il Sacerdote all’ultimo momento della nostra vita, ricordatevi che per Lui noi saremo sempre gli amici.

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